mercoledì 19 ottobre 2011

Nel novenario di San Serafino si chiude il ciclo annuale delle feste campestri

  
Nel novenario di San Serafino, nei prossimi giorni, si celebrerà la festa in onore dell'arcangelo Raffaele.
Il toponimo è rimasto quello antico – forse quello originario del sito religioso – della Chiesa bizantina, ma successivamente il Santo venerato in questo luogo è stato sostituito dalla Chiesa cattolica con San Raffaele, uno degli Angeli, o meglio un Arcangelo, il cui culto è accettato dalla Chiesa di Roma mentre il culto del Serafino non lo è. Trattandosi per entrambe le figure di Angeli, è stato abbastanza facile sostituire l'uno con l'altro; inoltre, c'è un elemento ambientale che accomuna la storia biblica dell'arcangelo Raffaele e il novenario di San Serafino: un fiume. Il novenario è sorto a pochi metri metri dal fiume Tirso (nel tratto che oggi forma il lago artificiale Omodeo) e nel fiume il figlio di Tobia, guidato da Raffaele, pesca un pesce che miracolosamente donerà nuovamente la vista al padre cieco.

L'edificio della chiesa ha avuto sicuramente una certa importanza nel Medioevo; infatti, sopra l'ingresso principale e sopra uno laterale, ormai murato da parecchio tempo, si trova scolpito l'albero diradicato, stemma del Giudicato d'Arborea.
Quello di San Serafino è sempre stato il novenario più importante di Ghilarza: per numero di case (ora circa 130), per numero di novenanti (coloro che partecipano alla festa), per numero di frequentatori provenienti da altri paesi della zona (e non solo) e, soprattutto negli ultimi anni, per il programma dei festeggiamenti civili.
Quest'anno il trasferimento processionale al novenario avverrà giovedì 20 ottobre, mentre il rientro in paese sarà la mattina di domenica 30 ottobre.


Le celebrazioni e i rituali che riempiranno le giornate sono gli stessi degli altri tre novenari: Rosario, novena e gosos o crubas in sardo, messe e processioni, su ziru de su Santu – 'il giro del Santo', la visita di un piccolo simulacro dell'Arcangelo a tutte le abitazioni; inoltre, balli in piazza, spettacoli, pasti in compagnia di amici e parenti e il pranzo comunitario dei novenanti.


Come negli altri novenari e come ogni anno, almeno dalla seconda metà del 1800, si svolgerà anche il censimento dei novenanti, ma solo a San Serafino è rimasta la tradizione di tenere acceso un grande falò, su fogulone, dall'uscita dalla novena, per tutta la durata del 'giro del Santo', sino a tarda notte.


  
                    De Deus Ràffael giamadu                             Raffaele chiamato di Dio
                    salutare meighina.                                       Salutare medicina
                    - De dogni ànima meschina                          - Di ogni anima meschina
                    potentìssimu avocadu.                                 Avvocato potentissimo.

domenica 9 ottobre 2011

La festa di San Serafino nei ricordi di Antonio Gramsci

19 ottobre 1931
Carissima mamma,
[...] sono molto contento nel sapere che ti sei rinforzata e che andrai almeno per un giorno alla festa di San Serafino. Come mi piaceva, da ragazzo, la valle del Tirso sotto San Serafino! Stavo ore e ore seduto su una roccia ad ammirare quella specie di lago che il fiume formava proprio sotto la chiesa, [...]
Abbracci a tutti, specialmente ai bambini e a te, cara mamma, il più teneramente possibile.
Antonio
Così, esattamente ottanta anni fa, Antonio Gramsci ricordava San Serafino in una lettera indirizzata alla madre. Conosceva bene il luogo e la festa, c'era stato e vi aveva partecipato alloggiando in una casetta, poco distante dalla chiesa, di proprietà della zia Grazia Delogu e ancora oggi abitata da nuovi proprietari.
"Quella specie di lago", conosciuta da Gramsci nella sua infanzia e gioventù ghilarzese, in seguito alla costruzione di una diga sul fiume Tirso, è diventato un lago vero e proprio: il Lago Omodeo.

Tra qualche giorno, parte della comunità ghilarzese si trasferirà nel novenario per celebrare, ancora una volta, la festa in onore all'arcangelo Raffaele.