Giovanni
Battista, colui che battezzò Gesù Cristo e che ne fu il precursore
predicando anticipatamente – per la religione cristiana – la
venuta del figlio di Dio, è un personaggio biblico di notevole
importanza; per questo nel calendario liturgico la sua festività
non ricade in una data qualsiasi ma nella data particolare, quasi
magica, del solstizio estivo, quando il sole offre alla terra il
massimo delle ore di illuminazione e anche la luna, secondo le
credenze popolari, elargisce influssi benefici.
Così
per tanto tempo, e in parte ancora oggi, antiche tradizioni sono
sopravvissute al fianco di solenni celebrazioni in onore del Santo;
si andava alla processione dopo aver assolto pratiche pagane che
niente avevano a che fare con il cristianesimo: dopo aver osservato
fiori e insetti per trarne auspici per futuri matrimoni; dopo aver
saltato il fuoco per sancire forti rapporti di amicizia o per
assicurarsi in qualche modo una forma di protezione; dopo aver
compiuto diversi altri rituali con l'acqua, che si ritrova anche
nella liturgia del battesimo cristiano, sacramento che lega Cristo e
il Battista. Nella cultura popolare il comparatico che si crea tra i
genitori e i padrini di battesimo è proprio definito San Giovanni...
Compares
de Santu Juanni,
compari di San Giovanni...
ddu est su Santu Juanni,
c'è il San Giovanni.... ed è considerato molto grave rovinare
questo rapporto, segare
su Santu Juanni,
rompere il San Giovanni.
-
su tramatzu, il tamericio
comune, per allontanare su pregu puddinu, parassiti delle
galline;
-
s'erba de su lazare, la
piantaggine lanciuola, per allontanare le formiche;
- sa
castigaia, il fiordaliso
stellato o centaurea calcitrapa, per allontanare le mosche
soprattutto quelle verdi;
-
s'abuleu, la menta puleggio, per allontanare le pulci.
Così
come l'ho ricevuta due anni fa tramite e-mail, riporto
un'informazione a proposito di una tradizione legata alla notte di
San Giovanni.
…..mamma
mia ca tenit 86 annus acostumat ancora a fai s'àcua de is froris
(aici dda tzerriaus), est a nai ca su mericeddu de su 23 ponit in unu
istrexu de àcua is froris o follas chi portant fragu bellu de logu
de domu (e non de sartu), po nai: pètalus de arrosa, follas de
marialuisa, ammenta de seguru, mentras immui non mi benit a conca chi
nci ponit finas laberi (lauru beru) e tzìpiri.
Pentza
ca candu fiaus piticus e in domu non teneaus marialuisa si mandàt a
che una tzia po si ndi fai giai, duncas creu chi cussas follas non
depiant ammancai!
S'istrexu
abarrat totu sa noti a foras, in pratza de domu (e non po nai in
bànniu o in coxina o in àteru logu ammantau) e s'incras a mangianu
(po S.Juanni) a si isciacuai sa faci cun cussa àcua (profumada
e frisca frisca!), pòngiu a craru ca sa cosa fiat (e est immui
etotu) po totus mannus e piticus mancai chi po is pipius fiat giai
de òbrigu.
[
mia madre, ha 86 anni, ha ancora l'abitudine di fare l'acqua dei
fiori (così la chiamiamo). Il pomeriggio del 23 mette in un
recipiente con acqua i fiori e le foglie di giardino (non devono
essere di campagna) che abbiano un buon profumo... come petali di
rosa, foglie di marialuisa, la menta di sicuro,
mentre non ricordo se ci mette anche foglie di alloro e rosmarino;
pensa che quando eravamo piccoli e in casa non avevamo la
marialuisa, ci mandava da una zia per farcene dare, quindi penso che
quelle foglie non potessero mancare!
Il
recipiente resta tutta la notte all'aperto, davanti alla casa (non,
per dire in bagno o in cucina o altro ambiente coperto) e l'indomani
mattina (per San Giovanni) ci si sciacqua il viso con quell'acqua
(profumata e fresca!); metto in evidenza che questo era (ed è
ancora ora) per tutti, grandi e piccoli, anche se per i piccoli era
d'obbligo.
Nessun commento:
Posta un commento