sabato 2 febbraio 2013

Su carruzu: un carnevale della tradizione


(foto Gianluca Ledda)
Ogni tradizione pur rispettando numerosi elementi tradizionali che la compongono, non può ripetersi immutata per anni, per secoli. Per i fatti che coinvolgono gli uomini è impossibile, ci sono sempre variazioni, più o meno importanti, che fanno si che le tradizioni e le feste tradizionali si ripetano sempre uguali ma, allo stesso tempo, sempre diverse. Le strutture sociali, i rapporti interpersonali, le forme di organizzazione e molto altro variano da un'epoca all'altra, da un anno all'altro o dalla volta precedente a quella successiva. Inoltre, ogni singolo partecipante – attivo o passivo – e le comunità possono vivere lo stesso evento con uno spirito o atteggiamento differente, cosa che contribuisce a determinare delle differenze.

Questo accade anche per le manifestazioni del carnevale dove le componenti ereditate da un passato, magari lontano, vengono riproposte e rivissute in maniera differente rispetto a quanto vissuto dalle generazioni d'altri tempi.

Domani a Ghilarza si svolgerà su carruzu a s'antiga, il carnevale tradizionale che animerà il centro storico del paese con maschere antiche, abiti e danze tradizionali. È, o era, caratteristico di diversi paesi della regione storica del Guilcer.

Le bianche maschere a lentzolu sono ormai confezionate con lenzuola di cotone, non di pesante lino tessuto con il telaio domestico, come si usava un tempo. Resta il 'gioco' di capire chi si nasconda sotto la candida tunica ma non funziona più la prova che permetteva di individuare un'identità maschile o femminile sotto la maschera. Quando la maschera stava seduta, le si lanciava addosso una caramella; se per acchiapparla la maschera stringeva le ginocchia, era un uomo; se invece discostava le ginocchia, la maschera era una donna. La differenza del movimento era data dal differente abbigliamento. Infatti, gli uomini, indossando i pantaloni e nonostante la tunica, istintivamente per trattenere la caramella, dovevano compiere quel movimento; mentre le donne, non indossando mai i pantaloni, erano abituate ad trattenere una qualsiasi cosa scivolasse lungo gli abiti tendendo la gonna. Ormai tutte le maschere indossano i pantaloni.

Sos burrones non compiono più le scorribande tanto temute dalle massaie: per tutto il periodo del carnevale entravano nelle case per fare razzia di salumi, formaggi... persino pentole con cibi fumanti. Incuranti dell'unto, a volte portavano sas tzìpulas appese al collo, come dolci collane. Ora sos burrones, maschere maschili con il viso annerito con il sughero e le gambe protette dai pesanti gambali di cuoio, partecipano alle danze che si svolgono nelle antiche piazzette: Ponte Chinisu, Putzu Carrazu, ...

Scomparsi sos sòtzios, il carnevale di queste maschere, nel loro habitat naturale del paese, ha la breve durata di una mezza giornata, dal primo pomeriggio alla tarda serata della domenica che precede il Giovedì Grasso. In ogni piccola piazza o incrocio fissato dalla tradizione, tutti i partecipanti si fermano il tempo necessario per eseguire qualche ballo tradizionale, poi – tutti insieme – raggiungono la tappa successiva. Un tempo tutte le domeniche e le ultime giornate di carnevale, nelle piazze si succedevano i componenti dei diversi sòtzios; contemporaneamente le piazze erano animante da suonatori, danzatori e misteriose maschere. Si allontanava un gruppo e ne arrivava un altro, a ballare sul fastidioso selciato che rendeva tutto più difficile e faticoso. Ma ci si divertiva, come si divertiranno anche quest'anno quanti parteciperanno a questa festa ereditata dal passato ma sempre diversa.




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