Fervono, in tante regioni
del bacino mediterraneo, gli ultimi preparativi per la Domenica delle
Palme, la giornata festosa che apre la settimana più importante e
intensa della religione cristiana. Anche in Sardegna, un po' ovunque,
i fedeli si preparano a vivere giornate intense segnate da riti
liturgici e paraliturgici che ripercorrono la Passione di Gesù
Cristo.
Le confraternite si
preparano per la loro testimonianza di fede vissuta anche come attori
nei rituali suggestivi che non mancheranno di coinvolgere
emotivamente quanti vi parteciperanno. Da settimane i cantori provano
il nutrito repertorio di canti, in sardo e in latino, perché la
struggente 'colonna sonora' deve essere eseguita nel migliore dei
modi.
Nella
rievocazione dell'entrata trionfale di Cristo in Gerusalemme sono
ancora oggi utilizzate le foglie di palma, non quelle palmate della
caratteristica palma nana (Chamaerops humilis L.) –
spontanea e molto diffusa nelle zone costiere della Sardegna,
utilizzate per la realizzazione di lavori di cestineria – ma quelle
pennate del genere Phoenix, soprattutto della Phoenix
dactylifera e della
Phoenix canariensis, ugualmente diffuse nell'isola, come in tutto
il bacino mediterraneo e tipiche anche del paesaggio palestinese.
Solitamente le palme 'lavorate' o pintadas (come vengono
definite in alcune comunità) vengono ornate con foglie d'ulivo e
fiori freschi, in particolare fresie e violaciocche, mentre è meno
diffusa la decorazione con la foglia d'oro o d'argento.
Per poter lavorare le
foglie è necessario che siano morbide e flessibili, qualità
ottenute facendo crescere quelle giovani del germoglio legate
insieme (acapiare sa prama) e avvolte con coperte o teli
pesanti, in maniera tale che non ricevano luce; condizione con la
quale, per la mancata formazione di clorofilla, si ottiene anche la
caratteristica colorazione giallo pallido.
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