sabato 23 marzo 2013

Le palme benedette: il trionfo della fede attraverso gli intrecci artistici


Fervono, in tante regioni del bacino mediterraneo, gli ultimi preparativi per la Domenica delle Palme, la giornata festosa che apre la settimana più importante e intensa della religione cristiana. Anche in Sardegna, un po' ovunque, i fedeli si preparano a vivere giornate intense segnate da riti liturgici e paraliturgici che ripercorrono la Passione di Gesù Cristo.

Le confraternite si preparano per la loro testimonianza di fede vissuta anche come attori nei rituali suggestivi che non mancheranno di coinvolgere emotivamente quanti vi parteciperanno. Da settimane i cantori provano il nutrito repertorio di canti, in sardo e in latino, perché la struggente 'colonna sonora' deve essere eseguita nel migliore dei modi.

 
 
Domani la fede verrà manifestata anche attraverso l'esibizione delle palme, gioielli artistici sapientemente intrecciati grazie a una tradizione ancora oggi molto sentita. Mani di persone semplici producono e tramandano un'arte umile che offre risultati di una bellezza sorprendente. Foglie intrecciate con la consapevolezza del loro valore culturale e che dopo la benedizione saranno custodite a protezione delle case e delle famiglie. E dopo un anno, quando avranno perso parte della loro bellezza, potranno essere eliminate solo facendole bruciare, come tutti gli oggetti sacri cristiani e non.


Nella rievocazione dell'entrata trionfale di Cristo in Gerusalemme sono ancora oggi utilizzate le foglie di palma, non quelle palmate della caratteristica palma nana (Chamaerops humilis L.) – spontanea e molto diffusa nelle zone costiere della Sardegna, utilizzate per la realizzazione di lavori di cestineria – ma quelle pennate del genere Phoenix, soprattutto della Phoenix dactylifera e della Phoenix canariensis, ugualmente diffuse nell'isola, come in tutto il bacino mediterraneo e tipiche anche del paesaggio palestinese. Solitamente le palme 'lavorate' o pintadas (come vengono definite in alcune comunità) vengono ornate con foglie d'ulivo e fiori freschi, in particolare fresie e violaciocche, mentre è meno diffusa la decorazione con la foglia d'oro o d'argento.

Per poter lavorare le foglie è necessario che siano morbide e flessibili, qualità ottenute facendo crescere quelle giovani del germoglio legate insieme (acapiare sa prama) e avvolte con coperte o teli pesanti, in maniera tale che non ricevano luce; condizione con la quale, per la mancata formazione di clorofilla, si ottiene anche la caratteristica colorazione giallo pallido.

La lavorazione 'ad intreccio', indicata con parole differenti nelle diverse aree della Sardegna - tèssere, pintare, filare -, in molti paesi è compito delle confraternite, quindi un lavoro maschile, in altri sono uomini e donne che si riuniscono nelle sagrestie e negli oratori per preparare le palme da distribuire ai fedeli prima della benedizione. Le palme vengono anche lavorate in forma privata nelle abitazioni, chi ne ha la capacità le prepara per donarle anche a parenti e amici. La tradizione, un tempo più diffusa all'interno dei conventi, continua ancora ad essere tramandata in alcuni monasteri, come in quello delle clarisse di Oristano.





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