In
questi giorni – un po' ovunque, in particolare nelle regioni
mediterranee di cultura cristiana – si festeggia san Giovanni
Battista, figura contemporanea di Gesù Cristo, la cui storia è
narrata nella Bibbia.
Non
è casuale il fatto che sia le celebrazioni per san Giovanni sia
quelle per Cristo avvengano – a sei mesi esatti di distanza – nei
giorni dei solstizi.
In
Preistoria e folklore – Tradizioni
etnografiche e religiose della Sardegna, lo storico delle religioni
Vittorio Lanternari scrive:
“Il
natale di S. Giovanni è l’unico natale, insieme a quello di
Cristo, che la Chiesa celebra nel suo ciclo calendariale. […] Certo
non è un caso se a questa unicità e parità di condizioni tra
Cristo e Giovanni in rapporto al culto si aggiunge l’antichità
delle due celebrazioni, che si perde per entrambe nella penombra
delle origini cristiane, e la coincidenza con il solstizio estivo e
il solstizio invernale.
Che
le due celebrazioni siano state pensate originariamente in rapporto
reciproco, e siano state inserite su uno sfondo comune di religiosità
pagana, con la funzione di assorbire entro il culto ecclesiastico due
manifestazioni complementari e preesistenti del culto agrario-solare,
appare dai continui rapporti di analogia (battesimo) e di connessione
reciproca (l’uno anticipa l’altro) istituiti tra il santo e il
Cristo fin nei testi remoti.
[…]
Il crescere di Gesù è nella crisi solstiziale d’inverno, onde
trae inizio l’incremento del sole; il diminuire di Giovanni è
nella crisi solstiziale d’estate, onde il sole comincia a
decrescere.”
Nella
Roma antica, due fra le celebrazioni più importanti dell’anno
religioso pagano erano la festa della dea Fortuna, il 24 giugno,
dedicata al culto agrario e di fecondità e la la festa del Sol
Invictus, il 25 dicembre.
Il
24 giugno, dies lampadarum (lampas – solstizio), i romani
accendevano fuochi e fiaccole (lampades) per invocare la
protezione divina per i loro campi e raccolti.
Anche
Cerere, dea della terra madre, andava, al lume di
fiaccole, alla ricerca della figlia Persefone – dea del grano –
rapita e tratta sottoterra da Plutone.
In
Sardegna, numerosi riti pagani legati a questa data hanno segnato la
vita delle persone e delle comunità per secoli e millenni
(divinazione, purificazione,...) e ancora oggi molti vengono ripetuti
in molti paesi.
Nei
bighinados, 'vicinati',
davanti alle case, capita ancora di trovare i fogulones,
fuochi accesi per chiedere forme
diverse di protezione ormai dimenticate. Il fuoco illumina e riscalda
come il sole, purifica e favorisce l'esaudimento delle richieste e
delle preghiere, rafforza i legami sanciti con formule diverse
davanti alle fiamme. Comare e compare de frore
si diventava (e si diventa) compiendo riti, differenti nei diversi
paesi, davanti ai fuochi di San Giovanni: recitare precise formule in
sardo, sciogliere nodi stretti nei fazzoletti, saltare le fiamme
tenendosi per mano significava stabilire un rapporto di amicizia
molto forte. Comare e compare de frore si
resta per tutta la vita con un rapporto che spesso supera i legami di
parentela.
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