domenica 15 gennaio 2012

Tuvas e fogulones: per la festa i sant'Antonio abate il paese si ritrova intorno ai fuochi

Domani pomeriggio, vigila della festa liturgica di sant'Antonio abate, come in tutti i paesi della Sardegna e in molti dell'Italia meridionale, a Ghilarza verranno accesi numerosi falò. Considerate le dimensioni, per lo più vengono preparati nei rioni periferici dove è possibile individuare spazi più adatti in prossimità delle case.
La festa cade in pieno inverno, dopo il solstizio invernale, quando il sole ha ripreso 'a crescere' e a far aumentare il periodo di luce nell'arco delle giornate. Il cristianesimo ha sostituito elementi molto più arcaici che con il fuoco richiamavano le caratteristiche della stagione invernale in contrapposizione all'atteso arrivo della primavera: il fuoco scalda, illumina, purifica l'inverno; il freddo, il buio e l'apparente morte invernale della natura scompariranno con il sole primaverile che porterà vita e fecondità con il risveglio della natura.
La mitologia racconta che Zeus, ingannato da Prometeo, decise di non inviare più il fuoco sulla Terra e che Prometeo rubò una scintilla dall'Olimpo per restituirlo agli uomini. Questa narrazione mitologica è ripresa dalla leggenda; infatti, secondo la tradizione popolare sant'Antonio scese all'inferno, rubò il fuoco – nascondendo una brace in un bastone di ferula – e lo donò agli uomini.

A Ghilarza, come in tutta la zona, amici e vicini di casa – sin dal primo pomeriggio – si riuniscono intorno ai falò di profumate frasche di lentisco per consumare dolci e bevande, spesso a tarda sera cenano insieme e può capitare che si concluda con i balli tradizionali. Ma il fuoco più importante resta quello organizzato dai giovani diciottenni. Già da giorni hanno provveduto al taglio delle frasche che serviranno a far ardere sa tuva, il tronco intero di una vecchia quercia che, posizionato dritto verso il cielo, brucerà sino a tarda notte davanti alla chiesa di San Palmerio. E' una sorta di rito di iniziazione con il quale i giovani dimostrano all'intera comunità la loro capacità di organizzare sia il rituale del fuoco sia su sòtziu, un'attività aggregativa che li impegna dall'autunno sino a tutto il carnevale.