mercoledì 16 gennaio 2013

Fuoco, Aria, Terra e Acqua di scena alla festa di sant'Antonio


Quest'anno, in Sardegna, la festa di sant'Antonio è caratterizzata dalla presenza dei quattro elementi fondamentali: Fuoco, Aria, Terra e Acqua.

Sotto forma di pioggia o di neve, quest'anno l'acqua non è mancata attorno ai numerosi falò accesi in onore del Santo fortemente legato all'elemento fuoco.

La terra ha offerto il suo frutto, l'albero fatto ardere per auspicare protezioni sacre e profane e attorno a questo sacrificio continuano a celebrarsi antichi rituali agrari, ormai adattati alle moderne generazioni.

Nell'aria, dal primo pomeriggio, si alzano dense colonne di fumo; indicano anche a distanza il rispetto della tradizione e la presenza di gruppi che attorno ai falò si radunano per rafforzare amicizie e senso di appartenenza a specifiche categorie sociali o lavorative o per sciogliere un voto per una grazia ricevuta.

Ma l'elemento con il quale viene identificata la festa è il fuoco. Falò di dimensioni e forme diverse, cataste di tronchi o di fascine di arbusti profumati vengono preparati e accesi un po' ovunque in Italia, anche a ricordare le origini contadine di molte comunità. Il fuoco riscalda nel freddo dell'inverno, illumina il buio delle brevi giornate d'inizio anno, purifica e illumina in senso materiale e simbolicamente spirituale. Riti di propiziazione si celebrano attorno a questi fuochi: spesso le processioni guidate dai sacerdoti girano attorno ai tronchi accesi dopo la loro benedizione, ceste di pani e dolci benedetti passano davanti alle fiamme prima d'essere distribuiti ai fedeli; altre volte sono le donne che compiono un numero preciso di giri prima di offrire i dolci della festa a parenti, amici e sconosciuti che vengono a visitare i falò accesi davanti alle loro abitazioni. Riti di iniziazione o di passaggio: in molti paesi spetta ancora oggi ai giovani diciottenni organizzare il fuoco principale insieme alla festa che lo accompagna e questo momento segna una sorta di passaggio all'età adulta.

Il nero dell'inverno, il nero del bruciato ricopre spesso il viso dei giovani e delle prime maschere che, al calare della sera, fanno la loro prima comparsa dando così il via al carnevale. Anche nei dolci tipici di questa festa sono predominanti il colore quasi nero de su pistiddu, de su pani de saba e de sa panischedda. Per tutti questi dolci l'ingrediente indispensabile è la sapa, una melassa molto scura, ricavata dai fichi d'India o dal mosto cotto e concentrato.

Ma presto l'allegria del carnevale, non sempre rappresentato in Sardegna da colori sgargianti, riempirà le giornate invernali in attesa della primavera e del risveglio della natura auspicato con i falò.