giovedì 28 marzo 2013

L'arte delle palme intrecciate: una tradizione che si tramanda ancora


Si è concluso alcuni giorni fa, un breve laboratorio dedicato all'arte dell'intreccio delle palme. Trasmettere i saperi della tradizione è uno degli scopi dell'Associazione Onnigaza.

Proposto da alcuni soci, si è svolto a cura de altri soci che già da tempo hanno imparato le tecniche tradizionali di questa lavorazione artistica che rende particolarmente elegante la processione della Domenica delle Palme. Raccontiamo questa nuova esperienza attraverso le immagini che ritraggono i componenti dell'Associazione impegnati nella lavorazione.


  



 

lunedì 25 marzo 2013

La memoria di Ghilarza attraverso racconti, canti, musiche e balli


Domenica 10 marzo il Gruppo Onnigaza ha voluto festeggiare i suoi 37 anni di attività (compiuti da pochi giorni) con gli ospiti della Casa di riposo di Ghilarza. "Abbiamo voluto ricordare insieme a voi questa data per noi importante anche per ringraziare la vostra generazione, perché noi conosciamo tante tradizioni, abbiamo imparato quanto stiamo per presentarvi – e tante altre cose attraverso le quali facciamo conoscere il nostro paese in tutta la Sardegna e la Sardegna nella penisola e all'estero – grazie alla continuità e alla trasmissione operata dalla vostra generazione.” Con queste parole è stata introdotta l'esibizione del Gruppo che ha proposto una sorta di viaggio nella memoria del paese attraverso la proposta di leggende e racconti, filastrocche e canti, musiche e balli.

Si è cominciato con il canto Sas sennoras de Onnigaza, eseguito da una voce femminile a cappella, seguito dal racconto della leggenda che narra delle ricche signore che vivevano in località Onnigaza, a ridosso dell'attuale abitato di Ghilarza. Il percorso è proseguito con altre leggende e racconti, ognuno introdotto o chiuso con un canto o un brano musicale. Le diverse scene della leggenda che narra la storia della chiesa di San Serafino sono state arricchite da canti sacri e profani e da balli che ne hanno evidenziato emozioni e azioni.

Gli anziani spettatori hanno gradito lo spettacolo proposto, lo hanno seguito con attenzione e interesse; per loro è stato un tuffo nei ricordi, alcuni hanno accennato i passi del ballo, hanno ricordato le parole dei canti e i loro pensieri sono tornati all'infanzia e alla gioventù … con un pizzico di commozione .


sabato 23 marzo 2013

Le palme benedette: il trionfo della fede attraverso gli intrecci artistici


Fervono, in tante regioni del bacino mediterraneo, gli ultimi preparativi per la Domenica delle Palme, la giornata festosa che apre la settimana più importante e intensa della religione cristiana. Anche in Sardegna, un po' ovunque, i fedeli si preparano a vivere giornate intense segnate da riti liturgici e paraliturgici che ripercorrono la Passione di Gesù Cristo.

Le confraternite si preparano per la loro testimonianza di fede vissuta anche come attori nei rituali suggestivi che non mancheranno di coinvolgere emotivamente quanti vi parteciperanno. Da settimane i cantori provano il nutrito repertorio di canti, in sardo e in latino, perché la struggente 'colonna sonora' deve essere eseguita nel migliore dei modi.

 
 
Domani la fede verrà manifestata anche attraverso l'esibizione delle palme, gioielli artistici sapientemente intrecciati grazie a una tradizione ancora oggi molto sentita. Mani di persone semplici producono e tramandano un'arte umile che offre risultati di una bellezza sorprendente. Foglie intrecciate con la consapevolezza del loro valore culturale e che dopo la benedizione saranno custodite a protezione delle case e delle famiglie. E dopo un anno, quando avranno perso parte della loro bellezza, potranno essere eliminate solo facendole bruciare, come tutti gli oggetti sacri cristiani e non.


Nella rievocazione dell'entrata trionfale di Cristo in Gerusalemme sono ancora oggi utilizzate le foglie di palma, non quelle palmate della caratteristica palma nana (Chamaerops humilis L.) – spontanea e molto diffusa nelle zone costiere della Sardegna, utilizzate per la realizzazione di lavori di cestineria – ma quelle pennate del genere Phoenix, soprattutto della Phoenix dactylifera e della Phoenix canariensis, ugualmente diffuse nell'isola, come in tutto il bacino mediterraneo e tipiche anche del paesaggio palestinese. Solitamente le palme 'lavorate' o pintadas (come vengono definite in alcune comunità) vengono ornate con foglie d'ulivo e fiori freschi, in particolare fresie e violaciocche, mentre è meno diffusa la decorazione con la foglia d'oro o d'argento.

Per poter lavorare le foglie è necessario che siano morbide e flessibili, qualità ottenute facendo crescere quelle giovani del germoglio legate insieme (acapiare sa prama) e avvolte con coperte o teli pesanti, in maniera tale che non ricevano luce; condizione con la quale, per la mancata formazione di clorofilla, si ottiene anche la caratteristica colorazione giallo pallido.

La lavorazione 'ad intreccio', indicata con parole differenti nelle diverse aree della Sardegna - tèssere, pintare, filare -, in molti paesi è compito delle confraternite, quindi un lavoro maschile, in altri sono uomini e donne che si riuniscono nelle sagrestie e negli oratori per preparare le palme da distribuire ai fedeli prima della benedizione. Le palme vengono anche lavorate in forma privata nelle abitazioni, chi ne ha la capacità le prepara per donarle anche a parenti e amici. La tradizione, un tempo più diffusa all'interno dei conventi, continua ancora ad essere tramandata in alcuni monasteri, come in quello delle clarisse di Oristano.





venerdì 15 marzo 2013

“SIEFF IN TOUR 2013”: ad Oristano la prima tappa del festival itinerante dedicato ai film etnografici



Anche quest'anno l’I.S.R.E. rinnova l'appuntamento con il SIEFF in tour, un vero e proprio Festival itinerante che presenta in alcune delle principali città della Sardegna una selezione dei film in concorso alla XVI Rassegna Internazionale del Film Etnografico tenutasi a Nuoro nel 2012.
Il tour, al pari del videoworkshop biennale e del concorso AviSa, si inserisce tra le attività di promozione dell’antropologia visuale quale strumento essenziale per lo studio, la ricerca e il dialogo con le culture di tutto il mondo che l'Istituto pone in essere ormai da tre decenni.
Il tour 2013 prevede come prima tappa Oristano lunedì 18 e martedì 19 marzo, alle ore 18,30, presso la sala del Centro Servizi Culturali U.N.L.A. in via Carpaccio, 9; l'’ingresso è gratuito. Successivamente il Tour farà tappa ad Alghero, Cagliari e Nuoro.
 
LA RASSEGNA dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna (ISRE) si tiene a Nuoro ogni due anni e rappresenta una delle rare occasioni in Italia nelle quali sia possibile assistere alle più significative produzioni internazionali del cinema etnografico. La manifestazione, nata nel 1982, ha assunto dal 2006 la denominazione di SIEFF – Sardinia International Ethnographic Film Festival, abbandonando la sua tradizionale caratterizzazione monotematica e incentrando il suo programma su una selezione di film caratterizzati da una prospettiva etnoantropologica e attenti all’introduzione di elementi di innovazione nella struttura narrativa.
 
LA SEDICESIMA EDIZIONE si è svolta dal 15 al 22 settembre 2012 e ha celebrato i trent'anni del festival presentando un programma costituito da film, giunti dalle più diverse parti del mondo, selezionati da un Comitato composto da David MacDougall (Centre for Cross-Cultural Research, Australian National University, Canberra), Marc-Henri Piault (Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Parigi) e Paolo Piquereddu (Direttore Generale dell’ I.S.R.E.).
 
UNA GIURIA INTERNAZIONALE composta da Paolo Chiozzi (Università di Firenze), Judith MacDougall (Centre for Cross-Cultural Research, Australian National University, Canberra), Antonio Marazzi (Università di Padova), Colette Piault (SFAV - Société Français d’Anthropologie Visuelle) e Rossella Ragazzi (Università di Tromsø), ha attribuito il premio “Grazia Deledda” per il miglior film (10.350 Euro), a The Boy Mir – Ten Years in Afghanistan di Phil Grabsky; il premio per il film più innovativo (6.200 Euro) a Il passo dei misteri di Nanni Angeli e Paolo Angeli ; il premio per il miglior film di autore sardo (6.200 Euro) a Francilene – storia di una quebradeira di Stefania Donaera; il premio per il miglior film prodotto e ambientato in paesi del Mediterraneo (6.200 Euro) a Tea or Electricity di Jérome La Maire.

La giuria ha inoltre assegnato due menzioni speciali ai film Bitter Roots – The end of Kalahari myth di Adrian Strong, Il cineasta è un atleta – Conversazione con Vittorio De Seta di Vincent Sorrell e Barbara Vey, e una raccomandazione a Il maggio delle mondine” di Francesco Marano.

PROGRAMMA

Lunedì 18 marzo

Ore 18,30
Presentazione del programma

Ore 18,45

The Boy Mir | Ten Years in Afghanistan
Phil Grabsky | 2011 | Regno Unito | 89min

Attraverso il filo conduttore costituito dalla vita del giovane Mir, filmato per un periodo di 10
anni dello stesso regista, il film presenta uno spaccato dell’attuale situazione sociale dell’Afghanistan.

Premio Grazia Deledda per il miglior film
“Il film segue dieci anni della vita di un ragazzo, Mir, e della sua famiglia nell' Afghanistan contemporaneo. Questo Paese è abitualmente rappresentato nei media solo come una regione devastata dalla guerra e si ha raramente accesso alle persone. Il film-maker, lui stesso dietro la videocamera per un lungo periodo di tempo, elabora un rapporto attraverso il quale si raggiunge un'ampia prospettiva degli eventi storici attraverso l'esperienza di momenti spontanei nella vita dei soggetti”

Ore 20,20
Francilene - Storia di una quebradeira
Stefania Donaera | 2011 | Italia | 26min

Nel Nordest del Brasile le popolazioni locali vivono dalla raccolta e della lavorazione dei frutti
del babaçu, una particolare palma da cocco. Ad occuparsene sono principalmente le donne
chiamate quebradeiras ovvero “spaccatrici” di cocco. Francilene è una di loro.

Premio per il miglior film di autore sardo

“In una remota regione del Brasile, la macchina da presa di Stefania Donaera permette di sentire il calore e l'intelligenza di una donna che non è solo una madre amorevole per i suoi bambini, ma anche un'attivista per i diritti alla terra che permettano alla sua comunità di migliorare le condizioni di vita”

Ore 20,55
Il cineasta è un atleta,
conversazione con Vittorio de Seta

Vincent Sorrel e Barbara Vey | 2010 | Francia | 80min

Vittorio De Seta ripercorre la sua lunga vicenda professionale, dai primi documentari alle opere
più impegnative, attraverso un racconto che ne rivela la grande sensibilità umana e il grande impegno sociale.

Menzione speciale della Giuria
"Questo film celebra la continuità della tradizione del film etnografico, sottolineando l'importanza di preservare l'eredità dei nostri maestri in quanto esempio e guida per le nuove generazioni di cineasti –antropologi”

Martedì 19 marzo
Ore 18,30
Tea or Electricity | Le Thé ou l’électricité
Jérôme Le Maire | 2012 | Belgio | 93min

La storia epica dell’arrivo dell’elettricità in un remoto paesino dell’Alto Atlante, in Marocco.
Premio per il miglior film prodotto e ambientato in paesi del Mediterraneo
“Questo film riesce a ritrarre il processo dell'irruzione della modernità nella vita di un remoto paese alle pendici dell'Atlas, in Marocco. Il progetto di portare per la prima volta l'elettricità in un sito di così difficile accesso crea non pochi dilemmi e discussioni, seguite da vicino dal cinesta. La sua determinazione e graduale familiarità con gli abitanti del paese rivela tutta una serie di relazioni interpersonali con magistrale sottigliezza, prima del radicale cambiamento economico e sociale che l'elettricità porterà loro”

Ore 20,05

Il passo dei misteri
Giovanni Angeli e Paolo Angeli | 2012 | Italia | 30min

I riti, i volti, l’atmosfera della settimana santa di Cuglieri nelle immagini eseguite nel corso di una
lunga e mai conclusa ricerca dal fotografo Nanni Angeli, associate alla musica di Paolo Angeli.
Premio per il film più innovativo
“Una ricerca fotografica ed etnomusicologica di lungo respiro è tradotta in un film. Attraverso un approccio innovativo, la narrazione dei riti della Settimana Santa di Cuglieri è qui raccontata creando un "nuovo" linguaggio che include delle componenti estetiche ed emotive di grande suggestione”
Ore 20,40
Il Maggio delle mondine
Francesco Marano | 2011 | Italia | 45min

Il Gruppo di canto delle Mondine di Medicina (Bologna) è invitato nel 2009 al concerto
celebrativo del Primo Maggio che si tiene a Roma. Durante il viaggio in pullman, le
mondine ripassano il loro repertorio di canti e ricordano momenti della loro vita e delle lotte
per i diritti sul lavoro.
Raccomandazione della Giuria
“Il cineasta è stato coinvolto in una equipe di ricercatori di etnomusicologia al fine di carpire la spontaneità nel provocare racconti legati alla storia orale e all'abilità di cantare di un gruppo di ex mondine in pensione. Il risultato è un film che mette in luce memorie e storie di vita espresse attraverso i loro canti spontanei”.
 
CENTRO DI SERVIZI CULTURALI - U.N.L.A. Via Carpaccio, 9 09170 ORISTANO
Tel 0783/211656 - 0783/217326 - e-mail: mediateca@centroserviziculturali.it Sito Internet: www.centroserviziculturali.it

il Centro Servizi Culturali è su facebookhttp://it-it.facebook.com/people/Centro-Servizi-Culturali-Oristano/100002320189833


venerdì 8 marzo 2013

Film di famiglia in Sardegna


Venerdì 15 marzo, a Oristano nella sala polifunzionale del Centro Servizi Culturali U.N.L.A., in via Carpaccio n. 9, alle ore 17.00, con ingresso libero, saranno presentati i risultati del progetto di ricerca Film di famiglia in Sardegna e consegnati i film digitalizzati ai proprietari che in una fase precedente del progetto li avevano messi a disposizione.
     Alla presentazione, durante la quale sarà proiettata una selezione dei film raccolti, interverranno:
Paolo Piquereddu (Direttore generale ISRE)
Sara Filippelli (Responsabile del progetto)
Marcello Marras (Direttore C.S.C. Oristano)


       Il Centro Servizi Culturali U.N.L.A. di Oristano presenta così il progetto:

Si tratta di film familiari, di vacanza,di viaggio, appunti e diari filmati: pellicole ormai dimenticate, il più delle volte relegate nelle soffitte o chiuse negli armadi, ma che pure sono importanti testimonianze private della memoria della società italiana.

Il cinema di famiglia, nascosto e relegato nell'oblio di soffitte e cantine, si offre come uno sguardo nuovo e partecipe sulla storia di tutte e tutti. Ma il tempo, come spesso accade, minaccia la conservazione delle pellicole, supporti delicati e deteriorabili.

Il progetto film di famiglia in Sardegna, promosso dall'Università di Sassari, dall'ISRE – Istituto Superiore Etnografico della Sardegna in collaborazione con l'Associazione Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia, partito nell'estate del 2011 ha lavorato per recuperare e salvaguardare le pellicole amatoriali, con la convinzione che esse costituiscano documenti importanti ai fini della ricostruzione della memoria collettiva e della storia personale e pubblica, intesa sia come storia del territorio sia come storia della vita e delle abitudini delle donne e degli uomini che lo abitano.

Il recupero di questi fragili frammenti di memorie appare in special modo importante e promettente nel contesto sardo, che si annuncia come un deposito di soggettività molteplici ed eccentriche, capaci di testimoniare gli sguardi di una terra antica, ancorata a tradizioni fortissime e insieme aperta ad accogliere le spinte della modernità.
Il ha aderito al progetto, divenendo centro di raccolta delle pellicole per la Provincia di Oristano, raccogliendo numerosi filmati donati da tantissimi cittadini della provincia.
Le pellicole raccolte sono state digitalizzate a Bologna dall'Associazione Home Movies. Il 15 marzo i materiali digitalizzati verranno restituiti ai donatori.”
Inoltre, il Centro Servizi Culturali U.N.L.A. di Oristano ringrazia tutte le persone che hanno contribuito al grande successo della raccolta delle pellicole nella provincia di Oristano.
Per ulteriori informazioni sull'iniziativa e sui numerosi progetti e incontri culturali del nutrito calendario del Centro Servizi Culturali:

Tel 0783/211656 - 0783/217326

e-mail: mediateca@centroserviziculturali.it




domenica 3 marzo 2013

3 marzo 1976


Trentasette anni di folklore, tradizioni, musica, popoli e culture, amicizia.... Cambiando il numero degli anni, è questo lo slogan che ci accompagna da tempo. Come abbiamo detto più volte, quando – il 3 marzo del 1976 – la nostra Associazione ha iniziato a muoversi nel mondo del folklore, nessuno pensava di andare oltre due-tre mesi di attività. Il nostro progetto prevedeva l'allestimento di uno spettacolo semplice ma che, alla metà degli anni Settanta dello scorso secolo, era molto innovativo per la nostra comunità: oltre cinquanta bambini e giovani adolescenti impegnati in un'esibizione folkloristica. Di mesi e di anni ne sono passati tanti, l'Associazione è cresciuta e ormai iniziamo il nostro trentottesimo anno di impegni.

Molto spesso ci viene chiesto il significato del nome Onnigaza; cogliamo l'occasione per spiegarlo brevemente.

Onnigaza è un toponimo, la parte del territorio ghilarzese che dalla periferia del paese arriva a ridosso della strada statale 131 Abbasanta-Nuoro. Il nome viene dal medioevale donnicalia, termine che indicava la tenuta agricola di un signore (donnu), composta da terreni, edifici, servi. La professoressa Maria Manconi Depalmas, studiosa di storia locale, non esclude che, nel XII, mercanti genovesi abbiano sviluppato in questo sito un centro commerciale, favoriti dalla felice posizione al centro di importanti vie di comunicazione del tempo.

Oltre al toponimo, nella memoria della comunità ghilarzese sono rimaste storie e canti che narrano delle donne di Onnigaza; nelle narrazioni popolari sono donne spesso derise, per la loro ricchezza, forse falsa oppure irraggiungibile.

Ecco uno di questi racconti.
 
Contaiant in bidda ca, in tempus antigu, in Onnigaza biviant fèmminas chi ddi naraiant 'sas sennoras de Onnigaza'. Biviant in domos mannas medas, fatas comente sos nuraches. Andaiant a Missa a su cunventu de sos paras de Bureco. Sos paras non cumintzaiant sa missa fintzas a cando no arribaiant issas e s'intendiat cando fiant arribande ca sos bestires de seda chi zughiant faiant sonu. Si bestiant fintzas de linu e pannu chi tessiant issas etotu e ricamaiant sos bestire cun filos colorados chi filaiant issas. In conca zughiant unu cambussinu cun nastros e in pitzu unu mucadore biancu. Pro samunare s'orroba no usaiant sabone ma crivazu. Su traballu issoro fuit a filare, a tèssere e a ricamare. Teniant tesoros mannos chi cuaiant in suta de su panimentu de sas domos ma papaiant erbas de su sartu. 

Si narrava a Ghilarza che, parecchio tempo fa, nella località denominata Onnigaza, vivevano le 'signore di Onnigaza'. Vivevano in case molto grandi, fatte come i nuraghi. Andavano al convento dei frati di Bureco per ascoltare la messa. I frati non iniziavano la celebrazione prima del loro arrivo, annunciato dal fruscio dei loro abiti di seta. Vestivano anche di lino e panno che tessevano loro stesse e ricamavano i loro abiti con fili colorati che filavano loro. Sul capo portavano una cuffia con nastri colorati e sopra un fazzoletto bianco. Per lavare la biancheria e gli abiti non usavano sapone ma cruschello. Il loro lavoro era quello di filare, tessere e ricamare. Possedevano grandi tesori che nascondevano sotto il pavimento delle loro case ma si nutrivano di erbe che raccoglievano nei campi.

Questa leggenda è stata riportata anche da Gino Bottiglioni in Leggende e tradizioni di Sardegna : testi dialettali in grafia fonetica, Olschki, 1922.