sabato 5 maggio 2012

Festa di sant'Efisio 2012: re e regine con il dolore per chi ancora non può tornare a casa


Puntuali come ogni anno, il 1° maggio Cagliari e l'intera Sardegna hanno festeggiato Efisio, il martire patrono della Sardegna, e hanno dato inizio al pellegrinaggio verso il luogo del suo martirio a Nora La processione più imponente del Mediterraneo si ripete da 356 anni per sciogliere il voto fatto per la liberazione del capoluogo sardo dalla peste, ma anche perché i devoti possano chiedere aiuto e protezione o ringraziare per una grazia ricevuta. Quest'anno le preghiere dei fedeli sono state rivolte al Santo per la liberazione di Rossella Urru, la cooperante sarda rapita tra il 22 e il 23 ottobre scorsi in un campo profughi Saharawi nel sud dell'Algeria.

Cagliari si è svegliata sotto la pioggia che, lungo la strada per raggiungere la città, ha accompagnato i gruppi folkloristici provenienti dalle diverse regioni dell'isola. Le prime ore della lunga giornata sono trascorse per tutti in preda alla preoccupazione: l'organizzazione ha temuto forti ritardi nello svolgimento della processione che vede migliaia di persone partecipare con gli abiti tradizionali dei propri paesi (oltre sessanta comunità rappresentate e oltre ottanta gruppi presenti) e queste hanno temuto di dover rinunciare all'importante e atteso appuntamento o di dover mettere a rischio i preziosi abiti indossati. Gli abiti di famiglia, le stoffe pregiate e i ricci ricami, così come le fogge più modeste e semplici, sono stati esibiti tutti appena la pioggia ha smesso di cadere rispettando le seguitissime previsioni meteorologiche degli ultimi giorni. Con circa mezz'ora di ritardo la processione ha iniziato a muoversi per la gioia di tutti: organizzazione, gruppi e partecipanti, turisti che hanno potuto ammirare lo spettacolo della devozione e del patrimonio culturale sardo.

 Ancora una volta, come si ripete ininterrottamente dal 1978, anche il nostro Gruppo ha partecipato, cantando il Rosario tradizionale delle nostre novene campestri, con 'la fierezza degli antichi sovrani'; così ha scritto una spettatrice originaria di Modena in una lettera pubblicata da L'Unione Sarda il 3 maggio. Quella fierezza e quello splendore fanno parte di noi sardi, è il frutto di millenni di storia e vita della nostra terra e del nostro popolo. È vero, come ha scritto la gentile turista, che l'indomani con 'gli abiti di tutti i giorni' eravamo a scuola o a lavoro: alcuni alle scuole superiori e altri all'Università (qualcuno impegnato con un esame), alcuni a lavoro proprio in un supermercato e altri proprio dietro una scrivania (come si legge nella lettera), altre – nonne e mamma – hanno lavorato in casa e hanno riordinato gli abiti 'dei re e delle regine', indossati a Cagliari da loro stesse, dai loro figli, dai loro nipoti. Per fortuna questi abiti da 're e regine' non resteranno chiusi a lungo negli armadi, come teme chi ha scritto la lettera, qualcuno li ha sicuramente indossati il giorno seguente, altri il giorno prima, si ritroveranno tutti insieme il 20 maggio, a Sassari per la Cavalcata Sarda... E sino al prossimo primo maggio ci saranno numerose occasioni per indossarli con l'antico orgoglio e con sobria fierezza ma, allo stesso tempo, con molta naturalezza perché l'abito tradizionale per 'quei re e quelle regine' non è un costume, ma è l'aspetto esteriore della storia e dell'identità che portano dentro, di quel che sono nella vita di tutti i giorni, a scuola, in casa, a lavoro in un supermercato.

Nel tardo pomeriggio, la solennità del corteo processionale ha lasciato il posto alla festa profana. Antichi strumenti – come le launeddas – e numerosi organetti si sono alternati ai tradizionali cori a tenore e alle suggestive voci singole a cappella: quella maschile che ha accompagnato il ballo su durdurinu, eseguito dal Gruppo Su Gologone di Oliena e quella femminile che ha accompagnato il nostro Gruppo in su Ballu cantau.

 Foto della processione scattate da R. Raccis