sabato 22 giugno 2013

Nel solstizio d'estate, la festa di San Giovanni


In questi giorni – un po' ovunque, in particolare nelle regioni mediterranee di cultura cristiana – si festeggia san Giovanni Battista, figura contemporanea di Gesù Cristo, la cui storia è narrata nella Bibbia.
Non è casuale il fatto che sia le celebrazioni per san Giovanni sia quelle per Cristo avvengano – a sei mesi esatti di distanza – nei giorni dei solstizi.

In Preistoria e folklore – Tradizioni etnografiche e religiose della Sardegna, lo storico delle religioni Vittorio Lanternari scrive:
Il natale di S. Giovanni è l’unico natale, insieme a quello di Cristo, che la Chiesa celebra nel suo ciclo calendariale. […] Certo non è un caso se a questa unicità e parità di condizioni tra Cristo e Giovanni in rapporto al culto si aggiunge l’antichità delle due celebrazioni, che si perde per entrambe nella penombra delle origini cristiane, e la coincidenza con il solstizio estivo e il solstizio invernale.
Che le due celebrazioni siano state pensate originariamente in rapporto reciproco, e siano state inserite su uno sfondo comune di religiosità pagana, con la funzione di assorbire entro il culto ecclesiastico due manifestazioni complementari e preesistenti del culto agrario-solare, appare dai continui rapporti di analogia (battesimo) e di connessione reciproca (l’uno anticipa l’altro) istituiti tra il santo e il Cristo fin nei testi remoti.
[…] Il crescere di Gesù è nella crisi solstiziale d’inverno, onde trae inizio l’incremento del sole; il diminuire di Giovanni è nella crisi solstiziale d’estate, onde il sole comincia a decrescere.”

Nella Roma antica, due fra le celebrazioni più importanti dell’anno religioso pagano erano la festa della dea Fortuna, il 24 giugno, dedicata al culto agrario e di fecondità e la la festa del Sol Invictus, il 25 dicembre.
Il 24 giugno, dies lampadarum (lampas – solstizio), i romani accendevano fuochi e fiaccole (lampades) per invocare la protezione divina per i loro campi e raccolti.
Anche Cerere, dea della terra madre, andava, al lume di fiaccole, alla ricerca della figlia Persefone – dea del grano – rapita e tratta sottoterra da Plutone.

In Sardegna, numerosi riti pagani legati a questa data hanno segnato la vita delle persone e delle comunità per secoli e millenni (divinazione, purificazione,...) e ancora oggi molti vengono ripetuti in molti paesi.

Nei bighinados, 'vicinati', davanti alle case, capita ancora di trovare i fogulones, fuochi accesi per chiedere forme diverse di protezione ormai dimenticate. Il fuoco illumina e riscalda come il sole, purifica e favorisce l'esaudimento delle richieste e delle preghiere, rafforza i legami sanciti con formule diverse davanti alle fiamme. Comare e compare de frore si diventava (e si diventa) compiendo riti, differenti nei diversi paesi, davanti ai fuochi di San Giovanni: recitare precise formule in sardo, sciogliere nodi stretti nei fazzoletti, saltare le fiamme tenendosi per mano significava stabilire un rapporto di amicizia molto forte. Comare e compare de frore si resta per tutta la vita con un rapporto che spesso supera i legami di parentela.


Nessun commento:

Posta un commento